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La
malattia e il suo significato nel mistero della salvezza
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I
sacramenti dei malati
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Uffici
e ministeri verso gli infermi
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Adattamenti
che spettano alle Conferenze Episcopali
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Adattamenti
che spettano al ministro
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I.
LA MALATTIA E IL SUO SIGNIFICATO NEL MISTERO DELLA
SALVEZZA Il
problema del dolore 1.
Il problema del dolore
e della malattia è sempre stato uno dei più angosciosi per la
coscienza umana. Anche i cristiani ne conoscono la portata e ne
avvertono la complessità, ma illuminati e sorretti dalla fede,
hanno modo di penetrare più a fondo il mistero del dolore e
sopportarlo con più virile fortezza. Sanno infatti dalle parole
di Cristo quale sia il significato e quale il valore della
sofferenza per la salvezza propria e del mondo, e come nella
malattia Cristo stesso sia loro accanto e li ami, lui che nella
sua vita mortale tante volte si recò a visitare i malati e li
guarì. Malattia
e peccato 2.
Non si può negare che
ci sia uno stretto rapporto tra la malattia e la condizione di
peccato in cui si trova
l'uomo; ma sarebbe un
errore il considerare la malattia stessa, almeno in linea
generale, come un castigo di peccati personali (cfr. Gv 9, 3).
Cristo stesso, che pure è senza peccato, soffrì nella sua
Passione pene e tormenti di ogni genere, e fece suoi i dolori di
tutti gli uomini: portava così a compimento quanto aveva scritto
di lui il profeta Isaia ( cfr. Is 53, 4-5); anzi, è ancora lui,
il Cristo, che soffre in noi, sue membra, allorché siamo colpiti
e oppressi da dolori e da prove: prove e dolori di breve durata e
di lieve entità, se si confrontano con la quantità eterna di
gloria che ci procurano (cfr. 2 Cor 4, 17). Lotta
contro la malattia e testimonianza cristiana del malato 3.
Rientra nel piano
stesso di Dio e della sua provvidenza che l'uomo lotti con tutte
le sue forze contro la malattia in tutte le sue forme, e si
adoperi in ogni modo per conservarsi in salute: la salute
infatti, questo grande bene, consente a chi la possiede di
svolgere il suo compito nella società e nella Chiesa. Ma si deve
anche essere pronti a completare nella nostra carne quello che
ancora manca ai patimenti di Cristo per la salvezza del mondo,
nell'attesa che tutta la creazione, finalmente liberata,
partecipi alla gloria dei figli di Dio (cfr. Col 1, 24; Rm 8,
19-21). Non solo, ma i malati hanno nella Chiesa una missione
particolare da compiere e una testimonianza da offrire: quella di
rammentare a chi è in salute che ci sono beni essenziali e
duraturi da tener presenti, e che solo il mistero della morte e
risurrezione di Cristo può redimere e salvare questa nostra vita
mortale. 4.
Il malato deve lottare
contro la malattia: ma non lui soltanto. Anche i medici, anche
tutti coloro che sono addetti al servizio degli infermi, non
devono tralasciare nulla di quanto può essere fatto, tentato,
sperimentato per recar sollievo al corpo e allo spirito di chi
soffre; così facendo, mettono in pratica quelle parole del
vangelo in cui Cristo raccomanda di visitare i malati; ma
riferendosi al malato, Cristo intende l'uomo nell'integralità
del suo essere umano: chi quindi visita il malato, deve recargli
sollievo nel fisico e conforto nello spirito.
II.
I SACRAMENTI
DEI MALATI A.
L'Unzione degli infermi 5.
Sono molti i passi dei
vangeli da cui traspare la premura di Cristo Signore per i
malati: egli li cura nel corpo e nello spirito, e raccomanda ai
suoi fedeli di fare altrettanto. Ma il segno principale di questa
premura è il sacramento dell' Unzione: istituito da Cristo e
fatto conoscere nell'epistola di san Giacomo, questo sacramento è
stato poi sempre celebrato dalla Chiesa per i suoi membri malati;
in esso, per mezzo di una unzione, accompagnata dalla preghiera
dei sacerdoti, la Chiesa raccomanda i malati al Signore
sofferente e glorificato, perché dia loro sollievo e salvezza
(cfr. Gc 5, 14-16) ed esorta i malati stessi ad associarsi
spontaneamente alla passione e morte di Cristo (cfr. Rm 8, 17 l)
per contribuire al bene del popolo di Dio 2.
L'uomo gravemente infermo ha infatti bisogno, nello stato di
ansia e di pena in cui si trova, di una grazia speciale di Dio
per non lasciarsi abbattere, con il pericolo che la tentazione
faccia vacillare la sua fede. Proprio per questo, Cristo ha
voluto dare ai suoi fedeli malati la forza e il sostegno
validissimo del sacramento dell'Unzione 3. La
celebrazione del sacramento consiste sostanzialmente in questo:
previa l'imposizione delle mani fatta dai presbiteri della
Chiesa, si dice la preghiera della fede e si ungono i malati con
olio santificato dalla benedizione di Dio; con questo rito viene
significata e conferita la grazia del sacramento. La
grazia dell’Unzione
6.
Questo sacramento
conferisce al malato la grazia dello Spirito Santo; tutto l'uomo
ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla
fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del
maligno e l'ansietà della morte; egli può così non solo
sopportare validamente il male, ma combatterlo, e conseguire
anche la salute, qualora ne derivasse un vantaggio per la sua
salvezza spirituale; il sacramento dona inoltre, se necessario,
il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale
del cristiano 4. La
preghiera della fede
7.
Nel sacramento
dell'Unzione, esplicitamente legato alla preghiera della fede
(cfr. Gc 5, 15), la fede stessa si esprime e si manifesta; devono
prima di ogni altro ravvivarla e manifestarla sia il ministro che
conferisce il sacramento, sia soprattutto il malato che lo
riceve; sarà proprio la sua fede e la fede della Chiesa che
salverà l'infermo, quella fede che mentre si riporta alla morte
e alla risurrezione di Cristo, da cui il sacramento deriva la sua
efficacia (cfr. Gc 5, 15) 5
si protende anche verso
il regno futuro, di cui il sacramento è pegno e promessa.
a)
A chi si
deve dare l'Unzione degli infermi. Gravità
del male 8.
L'Unzione sì deve dare
agli infermi, dice l'epistola di san Giacomo, perché ne abbiano
sollievo e salvezza 6.
Con ogni premura quindi e con ogni diligenza si deve provvedere
al conferimento dell'Unzione a quei fedeli, il cui stato di
salute risulta seriamente compromesso per malattia o
vecchiaia. Per valutare la gravità del male, è sufficiente
un giudizio prudente o probabile 8,
senza inutili ansietà; si può eventualmente interpellare
un medico. Ripetizione
del sacramento 9.
Il sacramento si può
ripetere qualora il malato guarisca dalla malattia nella quale ha
ricevuto l'Unzione, o se nel corso della medesima malattia
subisce un aggravamento. Operazione
chirurgica l0.
Prima di un'operazione
chirurgica, si può dare all'infermo la sacra Unzione, quando
motivo dell'operazione è un male pericoloso. Vecchi 11.
Ai vecchi, per
l'indebolimento accentuato delle loro forze, si può dare la
sacra Unzione, anche se non risultano affetti da alcuna grave
malattia. Bambini
12.
Anche ai bambini si può dare la sacra Unzione, purché
abbiano raggiunto un uso di ragione sufficiente a far loro
sentire il conforto di questo sacramento. Catechesi 13.
Nella catechesi sia
pubblica che familiare si abbia cura di educare i fedeli a
chiedere essi stessi l'Unzione e, appena ne verrà il momento, a
riceverla con fede e devozione grande, senza indulgere alla
pessima abitudine di rinviare la ricezione di questo sacramento.
Anche a tutti coloro che prestano servizio ai malati si spieghi
la natura e l'efficacia del sacramento dell'Unzione. Casi
particolari 14.
Quanto ai malati che
abbiano eventualmente perduto l'uso di ragione o si trovino in
stato di incoscienza, se c'è motivo di ritenere che nel possesso
delle loro facoltà essi stessi, come credenti, avrebbero chiesto
l'Unzione, si può senza difficoltà conferir loro il sacramento
9. 15.
Se il sacerdote viene
chiamato quando l'infermo è già morto, raccomandi il defunto al
Signore, perché gli conceda il perdono dei peccati e lo accolga
nel suo regno; ma non gli dia l'Unzione. Solo nel dubbio che il
malato sia veramente morto, gli può dare il sacramento sotto
condizione (n. 135) l0.
b)
Il
ministro dell' Unzione degli infermi
Ministro
dell'Unzione è solo il sacerdote
16.
Ministro proprio
dell'Unzione degli infermi è il sacerdote soltanto 11.
I vescovi, i parroci e i loro cooperatori, i cappellani di
ospedali o di case di riposo e i superiori delle comunità
religiose clericali, esercitano in via ordinaria questo ministero
12. 17.
È loro compito e loro
dovere, con la cooperazione di religiosi e di laici, preparare al
sacramento i malati e coloro che li assistono, e conferire poi ai
malati stessi l'Unzione. Spetta all'Ordinario del luogo
regolare eventuali celebrazioni comunitarie
per il conferimento
dell'Unzione a malati provenienti da varie parrocchie o da
ospedali diversi. 18.
Gli altri sacerdoti
possono conferire l'Unzione con l'assenso del ministro indicato
al n. 16. In caso di necessità, basta l'assenso presunto, con
l'obbligo però di informare a suo tempo il parroco o il
cappellano dell'ospedale. Presenza
di più sacerdoti 19.
Quando al capezzale di
un malato ci sono due o più sacerdoti, nulla vieta che uno di
essi pronunzi le preghiere e faccia l'Unzione con la formula
sacramentale prescritta, e gli altri si spartiscano fra di loro
le varie parti della celebrazione: riti iniziali, lettura della
parola di Dio, invocazioni, monizioni. Ognuno di essi può
imporre le mani sul malato.
c) Ciò
che si richiede per celebrare l'Unzione Olio
d'oliva o vegetale
20.
Materia adatta per la
celebrazione del sacramento è l'olio di oliva, o, secondo
l'opportunità, un altro olio vegetale 13. debitamente
benedetto 21.
L'olio per l'Unzione
degli infermi deve essere appositamente benedetto dal vescovo o
da un sacerdote che a norma di diritto o per concessione
particolare della Sede Apostolica ne abbia la debita
facoltà. Oltre al vescovo, può ipso
iure benedire
l'olio per l'Unzione degli infermi: a)
il sacerdote
che a norma di diritto viene equiparato al vescovo diocesano; b)
in caso di
vera necessità, qualsiasi sacerdote 14.
La
benedizione dell'olio degli infermi vien fatta normalmente dal
vescovo al giovedì della Settimana santa 15. Trattamento
dell'olio 22.
Qualora il sacerdote, in base al n. 21b,
dovesse
benedire l'olio durante il rito, può recarlo lui stesso o farlo
preparare dai familiari dell'infermo in un piccolo recipiente
adatto. L'Olio benedetto, eventualmente avanzato dopo la
celebrazione, dev' essere bruciato aggiungendovi cotone
idrofilo.
Quando invece il sacerdote si serve dell' olio
già benedetto dal vescovo o da un altro sacerdote, deve portarlo
con sé in un'ampolla apposita: un'ampolla di materia adatta a
conservarlo, ben pulita e con una quantità sufficiente di olio;
per comodità, si può impregnare di Olio benedetto un batuffolo
di cotone. Fatta l'Unzione, il sacerdote riporta l'ampolla al suo
luogo, perché vi sia conservata con il dovuto rispetto. Si badi
sempre che l'Olio non si alteri e rimanga quindi adatto
all'unzione; lo si rinnovi quindi a suo tempo, o annualmente dopo
la benedizione fatta dal vescovo nel giovedì della Settimana
santa, o anche più spesso, secondo la necessità. Due
unzioni: sulla fronte e sulle mani 23.
L'unzione si fa
spalmando un po' di Olio sulla fronte e sulle mani dell'infermo;
quanto alla formula, è bene dividerla in modo da pronunziare la
prima parte mentre si fa l'unzione sulla fronte, e la seconda
mentre si fa l'unzione sulle mani. In caso di necessità,
basta fare un'unica unzione sulla fronte, pronunziando
integralmente la formula sacramentale. Se poi la particolare
situazione del malato rendesse impossibile l'unzione sulla
fronte, la si faccia su di un'altra parte del corpo, pronunziando
sempre integralmente la formula sacramentale. Eventuali
cambiamenti 24.
Nulla impedisce che,
tenuto conto delle tradizioni o del carattere particolare di una
data popolazione, il numero delle unzioni venga aumentato o che
se ne cambi il luogo: questi eventuali cambiamenti dovranno però
esser previsti e predisposti nei Rituali particolari. 25.
La formula per il
conferimento dell'Unzione degli infermi è la seguente: PER
QUESTA SANTA UNZIONE E
LA SUA PIISSIMA MISERICORDIA TI AIUTI IL SIGNORE
CON LA GRAZIA DELLO SPIRITO
SANTO. R.
AMEN.
E,
LIBERANDOTI DAI PECCATI, TI SALVI E NELLA SUA BONTÀ TI
SOLLEVI.R.
AMEN.
B.
Il
Viatico 26.
Nel passaggio da questa
all'altra vita, il Viatico del Corpo e Sangue di Cristo fortifica
il fedele e lo munisce del pegno della risurrezione, secondo le
parole del Signore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue, ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno» (Gv 6, 54). Viatico
durante la Messa
Il
Viatico si riceva, se possibile, durante la Messa, in modo che
l'infermo possa far la comunione sotto le due specie: la
comunione in forma di viatico è infatti un segno speciale della
partecipazione al mistero celebrato nel sacrificio della Messa,
il mistero della morte del Signore e del suo passaggio al Padre
16. Obbligo
del Viatico 27.
Tutti i battezzati che
possono ricevere la comunione sono obbligati a ricevere il
Viatico. Infatti tutti i fedeli che per qualsiasi causa si
trovano in pericolo di morte, sono tenuti per precetto a ricevere
la santa comunione, e i pastori devono vigilare perché non venga
differita l'amministrazione di questo sacramento, in modo che i
fedeli ne ricevano il conforto quando sono ancora nel pieno
possesso delle loro facoltà 17. Viatico
e Battesimo 28.
È bene che nella
celebrazione del Viatico il fedele rinnovi la fede del suo
Battesimo, in cui ha ricevuto l'adozione a figlio di Dio ed è
divenuto coerede della vita eterna promessa. Ministri
del Viatico 29.
Ministri ordinari del
Viatico sono il parroco e i suoi cooperatori, il cappellano di
ospedale e il superiore di una comunità religiosa clericale. In
caso di necessità, amministra il Viatico qualsiasi sacerdote,
con il permesso almeno presunto del ministro
competente. Anche
un laico
In
mancanza di un sacerdote, può recare il Viatico anche un diacono
o un altro fedele, uomo o donna, qualora abbia ricevuto dal
vescovo, per concessione della Sede Apostolica, l'autorizzazione
a distribuire ai fedeli l'Eucaristia. In questo caso, il diacono
usi il rito stesso descritto nel Rituale, gli altri ricorrano al
rito di cui si. servono abitualmente nel distribuire la
comunione, ma pronunzino la formula propria per l'amministrazione
del Viatico, come la riporta il Rituale (n. 161).
C.
Il rito
continuo 30.
Per i casi particolari,
nei quali o per un male repentino o per altri motivi un fedele
venisse a trovarsi d'improvviso in pericolo prossimo di morte, è
predisposto un rito continuo per conferire all'infermo i
sacramenti della Penitenza, dell'Unzione e dell'Eucaristia in
forma di Viatico. Se poi, per il pericolo imminente di morte,
non ci fosse tempo per conferire tutti i sacramenti nel modo
sopra indicato, si dia anzitutto la possibilità all'infermo di
fare la confessione sacramentale, anche in forma generica, data
l'urgenza; quindi gli si amministri il Viatico, al quale è
tenuto ogni fedele in pericolo di morte; poi, se c'è tempo
ancora, gli si conferisca la sacra Unzione. Se però l'infermo
non potesse per il suo stato ricevere la comunione, gli si deve
dare la sacra Unzione. 31.
Se l'infermo deve
ricevere il sacramento della Confermazione, si tenga presente
quanto viene più sotto indicato, ai nn. 167, 177, 205-206. In
caso di pericolo di morte, qualora ci fosse difficoltà a far
venire il vescovo, o il vescovo stesso fosse legittimamente
impedito, hanno ipso
iure facoltà
di confermare: i parroci e i vicari parrocchiali e, in loro
assenza, i loro vicari cooperatori; i sacerdoti preposti a
determinate parrocchie regolarmente costituite; i vicari economi;
i vicari sostituti e i vicari coadiutori. Se non ci fosse nessuno
dei sopra menzionati, può conferire la Confermazione ogni
sacerdote non colpito da censura o da pena canonica 18.
III.
UFFICI E MINISTERI VERSO GLI INFERMI 32.
Nel Corpo di Cristo che
è la Chiesa, se un membro soffre, soffrono con lui tutti gli
altri membri (1 Cor 12, 26) 19.
Perciò la misericordia verso gli infermi e le cosiddette opere
caritative e di mutuo aiuto, destinate ad alleviare ogni umano
bisogno, sono tenute dalla Chiesa in grande onore 20;
e tutti i tentativi della scienza per prolungare la longevità
biologica 21
e tutte le premure
verso gli infermi, chiunque le abbia o le usi, si possono
considerare come preparazione ad accogliere il vangelo e
partecipazione al ministero di Cristo che conforta i malati
22. 33.
È quindi ottima cosa
che tutti i battezzati partecipino a questo mutuo servizio di
carità tra le membra del Corpo di Cristo, sia nella lotta contro
la malattia e nell'amore premuroso verso i malati, sia nella
celebrazione dei sacramenti degli infermi. Anche questi
sacramenti infatti hanno, come tutti gli altri, un carattere
comunitario, e tale carattere deve risultare, per quanto è
possibile, nella loro celebrazione. Obblighi
dei familiari 34.
In questo servizio di
carità, prestato a sollievo dei malati, hanno un compito tutto
particolare i familiari dei malati stessi e coloro che in
qualsiasi modo sono addetti alla loro cura; tocca a loro
soprattutto confortare i malati con parole di fede e con la
preghiera comune, raccomandarli al Signore sofferente e
glorificato, esortarli anzi a unirsi spontaneamente alla passione
e morte di Cristo, per contribuire al bene del popolo di Dio 23;
se poi il male si aggrava, tocca ancora a loro avvertire il
parroco, e con delicatezza e prudenza preparare il malato a
ricevere tempestivamente i sacramenti. Visita
ai malati 35.
Si ricordino i
sacerdoti, e soprattutto i parroci e gli altri elencati al n. 16,
che è loro dovere visitare personalmente e con premurosa
frequenza i malati, e aiutarli con senso profondo di carità 24.
Soprattutto poi quando amministrano i sacramenti, cerchino di
rendere più salda la speranza e più viva la fede di tutti i
presenti nel Cristo sofferente e glorificato; con questo richiamo
alla premura materna della Chiesa e al conforto che proviene
dalla fede, recheranno sollievo ai credenti, e ridesteranno negli
altri il senso delle realtà ultraterrene. Catechesi 36.
Perché quanto si è
detto sui sacramenti dell'Unzione e del Viatico possa essere
sempre meglio compreso, e perché la loro celebrazione nutra
davvero, irrobustisca ed esprima la fede, importanza grandissima
si deve dare alla catechesi: una catechesi adatta, fatta ai
fedeli in genere e ai malati in specie, che li conduca quasi per
mano a preparare la celebrazione di questi sacramenti e a
parteciparvi attivamente, soprattutto se essa avviene in forma
comunitaria; così la fede professata nel rito ravviva la
preghiera della fede che accompagna la celebrazione del
sacramento. Ordinamento
del rito 37.
Nel preparare il rito e
nel predisporne lo svolgimento, il sacerdote s'informi sulle
condizioni dell'infermo, per poterne tener conto nel modo di
ordinare l'insieme, nella scelta della lettura biblica e delle
orazioni, nella celebrazione o meno della Messa, per l'eventuale
conferimento del Viatico, ecc. Tutte queste cose il sacerdote
dovrà, per quanto possibile, concordarle in precedenza con il
malato o con la famiglia, approfittando dell' occasione per
spiegare il significato dei sacramenti.
IV.
ADATTAMENTI CHE SPETTANO ALLE CONFERENZE EPISCOPALI 38.
Spetta alle Conferenze
Episcopali, in virtù della Costituzione sulla sacra Liturgia
(art. 63b),
preparare
nei Rituali particolari un «Titolo» che corrisponda a questo
«Titolo» del Rituale romano, con gli opportuni adattamenti,
secondo le necessità delle singole regioni, in modo che, dopo la
revisione della Sede Apostolica, se ne possa far uso nelle
regioni interessate. Ecco, a questo riguardo, i diritti e i
compiti delle Conferenze Episcopali: a)
Determinare
gli adattamenti previsti dall'art. 39 della Costituzione sulla
sacra Liturgia. b)
Ponderare
con illuminata prudenza l'eventuale opportunità di accogliere
qualche elemento proprio della tradizione e del carattere dei
singoli popoli, e proporre quindi alla Sede Apostolica altri
adattamenti ritenuti utili o necessari, da introdursi con il suo
consenso. c)
Conservare eventuali elementi propri già inclusi nei Rituali
particolari per gli infermi, purché si possano armonizzare con
la Costituzione sulla sacra Liturgia e con le necessità attuali;
oppure predisporre un adattamento di questi elementi propri. d)
Preparare la
traduzione dei testi, in modo che essa corrisponda davvero
all'indole delle varie lingue e alle diverse culture,
aggiungendovi, secondo l'opportunità, le melodie per il
canto. e)
Adattare e
completare, se ne è il caso, le premesse introduttive del
Rituale romano, per facilitare la partecipazione consapevole e
attiva dei fedeli. f)
Distribuire
la materia in modo che le edizioni dei libri liturgici curate
dalle singole Conferenze Episcopali risultino davvero comode e
pratiche per l'uso pastorale. 39.
Quando il Rituale
romano presenta più formule a scelta, i Rituali particolari
possono aggiungere altre formule simili. La
Conferenza Episcopale Italiana ha ritenuto opportuno inserire nel
testo alcuni minimi adattamenti e aggiunte, per rendere più
intelligibile e idoneo alle diverse circostanze lo svolgimento
della celebrazione. I testi aggiunti sono segnati con
asterisco. L'Ordinario della Messa, con la Prece eucaristica
II, vi è stato inserito per l'utilità del sacerdote che celebra
nella casa dell'infermo o
in altre
circostanze particolari. V.
ADATTAMENTI CHE SPETTANO AL MINISTRO 40.
Il ministro, tenute
presenti le circostanze concrete e altre necessità, come pure le
eventuali richieste dei malati e degli altri fedeli, si serva
volentieri delle varie possibilità proposte dal rito. a)
Tenga conto
anzitutto dello stato di prostrazione degli infermi e degli alti
e bassi del loro fisico nel corso della medesima giornata o di
una stessa ora. Proprio per questo, potrà, secondo i casi,
abbreviare la celebrazione. b)
Anche se la
celebrazione si svolge senza la partecipazione di fedeli,
ricordi il sacerdote che in lui e nell'infermo già è presente
la Chiesa. Procuri quindi che prima della celebrazione del
sacramento o anche dopo di essa, venga data all'infermo una
dimostrazione concreta dell'amore fattivo della comunità locale;
potrà farsene interprete lui stesso o affidarne il compito a un
altro membro della comunità, purché non ci siano difficoltà da
parte dell'infermo. c)
Se dopo
l'Unzione l'infermo si ristabilisce, lo si esorti a render grazie
a Dio per il beneficio ricevuto, partecipando per esempio a una
Messa di ringraziamento, o in altra maniera.
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